Diritto al lavoro come diritto umano
Quello indicato dalla Commissione giudicante per la decima edizione è un tema fortemente attuale già inserito, proprio con questa formulazione, nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani all’art. n. 23. A definire l’area di studio e gli argomenti oggetto di interesse sono i commi successivi nei quali si afferma che “Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell’impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro e alla protezione contro la disoccupazione” e successivamente definisce le modalità di applicazione dello stesso “Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro. Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, da altri mezzi di protezione sociale. Ogni individuo ha diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi per la difesa dei propri interessi”.
Questo articolo si sostanzia poi nel Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali del 1966 (artt. n. 6, 7 e 8) dove vengono indicate le misure che gli Stati sono obbligati a prendere “per dare piena attuazione a tale diritto” e specificati i “programmi di orientamento e di formazione tecnica e professionale, nonché l’elaborazione di politiche e di tecniche atte ad assicurare un costante sviluppo economico, sociale e culturale ed un pieno impiego produttivo”.
Tale diritto trova poi riscontro anche in molte altre Convenzioni internazionali da quella contro la discriminazione razziale a quella contro ogni forma di discriminazione nei riguardi delle donne, dei bambini, contro le disuguaglianze e le disparità di diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie e in tanti altri strumenti giuridici, internazionali e regionali-continentali.
E’ chiaro il messaggio che proviene dal Diritto internazionale: il settore del lavoro non può essere lasciato al libero arbitrio del mercato, ma deve costituire oggetto di politiche pubbliche nel quadro di una più ampia programmazione di stato sociale.
Istituito nel 2009, in occasione del sessantesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti, il Premio vuole essere uno strumento e insieme un’occasione per esprimere un rinnovato impegno scientifico volto ad analizzare quanto la Dichiarazione Universale, voluta a seguito dei tragici conflitti mondiali, risponda ancora alle sfide, vecchie e nuove, con le quali deve confrontarsi la comunità internazionale.