Le relazioni sociali di quartiere mutano e si indeboliscono. Eppure, attorno al tema della “sicurezza urbana” prendono forma insiemi sociali che costruiscono una nuova fisionomia di interrelazione territoriale: i “gruppi di vicinato”. Cittadini che si danno un impianto organizzativo one single issue, identificando (e riducendo) il concetto di “sicurezza” a quello di protezione della comunità dalle fonti percepite di insicurezza, spesso dalla piccola criminalità comune. Sovente, l’origine o la rapida evoluzione di questi gruppi porta a sovrapporre implicitamente ma sempre più rigidamente il concetto di delinquenza con quello di “devianza”, giungendo così a individuare in una presunta a-normalità auto-stabilita la genesi dei problemi del territorio.
E spesso, ancora, questa devianza viene associata alla povertà, ovvero alle condizioni economiche dei soggetti individuati come devianti e, quindi, pericolosi per la tranquillità sociale del quartiere. La vasta ricerca portata avanti dai ricercatori Niccolò Morelli, Guixia Hu e Anna Capretta dell’Università di Padova, finanziata e coordinata dall’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”, si è concentrata su di una città di medie dimensioni – Modena – per svelare i meccanismi sociali, territoriali, politici e culturali che muovono le azioni di questi gruppi di vicinato. I risultati di questa ricerca saranno oggetto del seminario Il controllo di vicinato tra sicurezza e legami urbani. Un’analisi mixed-methods nella città di Modena, organizzato da Alessandro Barile – responsabile del settore “Territorio e società” dell’Istituto di Studi Politici “S. Pio V” – e ospitato presso il corso di studi in Politiche sociali per la cooperazione, diretto dal prof. Luca Alteri della Sapienza Università di Roma.